Ernesto Paolo Abbate
…e le bande da giro
Nei primi anni del 1900, soprattutto nel sud Italia, inizia a consolidarsi una forte e particolare tradizione bandistica spesso chiamata “Bande da giro”. Ernesto Paolo Abbate è uno dei maestri e personaggi del passato che hanno fatto grandi le bande da giro.
Ernesto Paolo Abbate è nato a Noicattaro (Bari) il 6 settembre 1881, la sua famiglia era originaria di Bitonto, grosso centro che oggi conta 53 mila abitanti, sempre nel barese. Fu iniziato allo studio della musica in tenera età dal padre Biagio Abbate (1846-1917), fu inoltre allievo di Camillo de Nardis (1857-1951)
Cenni storici delle formazioni bandistiche
Gli anni della carriera di Ernesto Paolo Abbate sono caratterizzati dal consolidarsi della tradizione bandistica. Queste formazioni nel tempo sono diventate bande “professionale” con un Direttivo e per entrare nell’organico dei musicisti occorreva superare un'audizione.
All’inizio del 1900 la banda organizzava delle tournée, i musicisti venivano pagati, eseguivano trascrizioni di musica sinfonico-operistico, e le parti dei cantanti solisti strumentali venivano affidati a solisti di eccellenza che coprivano il ruolo per chiamata diretta o in seguito alla vincita di un concorso indetto dalla stessa banda. Dopo le prove di preparazione, la formazione bandistica si esibiva spostandosi di città in città, per le feste patronali o ricorrenze pubbliche; si spostavano con pullman con a seguito camion con gli strumenti.
Per pernottare si sistemavano in qualsiasi posto messo a loro disposizione, si esibivano e successivamente si spostavano verso una nuova meta. Partecipare all’attività di queste bande ha permesso a molti giovani di pagarsi gli studi, ai musicisti e ai maestri di mantenersi.
All’inizio del 1900 la banda organizzava delle tournée, i musicisti venivano pagati, eseguivano trascrizioni di musica sinfonico-operistico, e le parti dei cantanti solisti strumentali venivano affidati a solisti di eccellenza che coprivano il ruolo per chiamata diretta o in seguito alla vincita di un concorso indetto dalla stessa banda. Dopo le prove di preparazione, la formazione bandistica si esibiva spostandosi di città in città, per le feste patronali o ricorrenze pubbliche; si spostavano con pullman con a seguito camion con gli strumenti.
Per pernottare si sistemavano in qualsiasi posto messo a loro disposizione, si esibivano e successivamente si spostavano verso una nuova meta. Partecipare all’attività di queste bande ha permesso a molti giovani di pagarsi gli studi, ai musicisti e ai maestri di mantenersi.
I suoi capolavori
Insieme al consolidarsi delle formazioni bandistiche è “sbocciato” tra i direttori di banda il nome di ERNESTO PAOLO ABBATE in principio è direttore del “Concerto Musicale Cittadino di Squinzano”.
Fu compositore e direttore fiorente nel suo periodo lasciando parecchie composizioni per banda dai titoli stravaganti come: “a tubo”, “a voi”, “Brontoloni”, “Cettina biricchina".
Inoltre spiccano dei poemi sinfonici come: “Canto d’eroi”, “la principessa lontana”, il suo capolavoro è: “La sagra dei fiori”.
Fu compositore e direttore fiorente nel suo periodo lasciando parecchie composizioni per banda dai titoli stravaganti come: “a tubo”, “a voi”, “Brontoloni”, “Cettina biricchina".
Inoltre spiccano dei poemi sinfonici come: “Canto d’eroi”, “la principessa lontana”, il suo capolavoro è: “La sagra dei fiori”.
La Sagra Dei Fiori
Il brano ha una durata di quasi 19 minuti e descrive il rito della benedizione dei fiori in una festa di paese in campagna. Lo stile è tipico del periodo e del luogo e prevede fin dall’origine un organico per grande banda (seguendo alla lettera le indicazioni del riformatore italiano Vessella).
Dopo un'introduzione cupa che richiama una notte campestre il brano si apre con la luce che fa sbocciare i primi fiori. Il brano prosegue nella sua introduzione alternando momenti cameristici quasi evocativi con momenti dal carattere aggressivo. Si prosegue con una sorta di stretto affidato soprattutto ai legni che portano avanti la “scena” valorizzando le varie sezioni della banda. Il tutto lascia il posto ad un particolare motivo campestre con una sorta di richiami antifonari tra corni e trombe (come ad evocare dei richiami).
Dopo tale “citazione” il tema diventa pastorale (e parecchio complesso per i corni), si avverte la tranquillità di una lussureggiante e colorata distesa di prati fioriti. Anche in questa versione sono rimasti colori tipici come il flicorno soprano seppur in estensione limite (sia questa parte che quella antecedente dei corni è difficile in quanto l’originale prevedeva sicuramente l'uso di tagli acuti e contralti dei flicorni).
L’atmosfera è improvvisamente rotta da un feroce inciso che porta ad uno squisito lirismo di un autentica preghiera, quindi al momento del rito vero e proprio della benedizione dei fiori (questa parte porta a pensare ad una credenza contadina dove: tanti fiori significano buon raccolto).
Dopo la preghiera c’è un rimando all’incipit iniziale del brano, come per creare un nuovo inizio della festa vera e proprio che si crea di lì a poco con danze e spensieratezza anche se talvolta rotte da una sorta di timore reverenziale verso la natura così ”imprevedibile”. La festa arriva e si presenta con un movimento di non facile esecuzione per le caratteristiche delicate e cameristiche alle quali vengono sottoposte le sezioni. Al minuto 15 la festa è travolgente ma ritornano ancora questi “presagi?, rispetto?”. A conferma di questo al 16,15 arriva un momento di vera ansia che in parte vuole trascinarsi in un tema spensierato ma non ci riesce a causa di un temporale che improvviso ha guastato la giornata, ma il sole torna presto a risplendere e ci porta verso un positivo, grandioso e luminoso finale.
Dopo un'introduzione cupa che richiama una notte campestre il brano si apre con la luce che fa sbocciare i primi fiori. Il brano prosegue nella sua introduzione alternando momenti cameristici quasi evocativi con momenti dal carattere aggressivo. Si prosegue con una sorta di stretto affidato soprattutto ai legni che portano avanti la “scena” valorizzando le varie sezioni della banda. Il tutto lascia il posto ad un particolare motivo campestre con una sorta di richiami antifonari tra corni e trombe (come ad evocare dei richiami).
Dopo tale “citazione” il tema diventa pastorale (e parecchio complesso per i corni), si avverte la tranquillità di una lussureggiante e colorata distesa di prati fioriti. Anche in questa versione sono rimasti colori tipici come il flicorno soprano seppur in estensione limite (sia questa parte che quella antecedente dei corni è difficile in quanto l’originale prevedeva sicuramente l'uso di tagli acuti e contralti dei flicorni).
L’atmosfera è improvvisamente rotta da un feroce inciso che porta ad uno squisito lirismo di un autentica preghiera, quindi al momento del rito vero e proprio della benedizione dei fiori (questa parte porta a pensare ad una credenza contadina dove: tanti fiori significano buon raccolto).
Dopo la preghiera c’è un rimando all’incipit iniziale del brano, come per creare un nuovo inizio della festa vera e proprio che si crea di lì a poco con danze e spensieratezza anche se talvolta rotte da una sorta di timore reverenziale verso la natura così ”imprevedibile”. La festa arriva e si presenta con un movimento di non facile esecuzione per le caratteristiche delicate e cameristiche alle quali vengono sottoposte le sezioni. Al minuto 15 la festa è travolgente ma ritornano ancora questi “presagi?, rispetto?”. A conferma di questo al 16,15 arriva un momento di vera ansia che in parte vuole trascinarsi in un tema spensierato ma non ci riesce a causa di un temporale che improvviso ha guastato la giornata, ma il sole torna presto a risplendere e ci porta verso un positivo, grandioso e luminoso finale.
La versione proposta è un lavoro di riadattamento all’organico moderno curata dal maestro Alessandro Celardi.
Tale revision ha visto la sua prima esecuzione al World Music Contest di Kerkrade (Olanda) nel 2013 per mano della RWO di Rovereto diretta dal M° Loss.
Il primo Clarinetto è eseguito dal Maestro Fabrizio Zanon che dall’agosto 2019 è Direttore artistico del Corpo Musicale Città di Trento.
Tale revision ha visto la sua prima esecuzione al World Music Contest di Kerkrade (Olanda) nel 2013 per mano della RWO di Rovereto diretta dal M° Loss.
Il primo Clarinetto è eseguito dal Maestro Fabrizio Zanon che dall’agosto 2019 è Direttore artistico del Corpo Musicale Città di Trento.